2020-01-08 06:15:00

Pubblichiamo un articolo di Eugenio Bruno e Claudio Tucci da Il Sole 24 Ore

Le dimissioni post manovra di Lorenzo Fioramonti stanno lasciando più strascichi del previsto all’interno del Governo giallorosso. A 10 giorni dall’annuncio del premier Giuseppe Conte di voler dividere il ministero dell’Istruzione in due rami – la Scuola, che sarà affidata alla sottosegretaria pentastellata Lucia Azzolina, e l’Università e Ricerca che andrà al presidente dei rettori, Gaetano Manfredi – il piano di spacchettamento del Miur è rimasto finora sulla carta. Uno stallo che rischia, se non di pregiudicare, quanto meno di rallentare la conclusione positiva di alcune partite molto sentite dai sindacati e dall’intera classe docente. A cominciare dal rinnovo del contratto e dell’avvio dei concorsi da almeno 48mila posti complessivi. Ma l’attesa sta per terminare. È previsto infatti per domani il Consiglio dei ministri che deve varare il decreto legge necessario ad aumentare da 13 a 14 il numero dei dicasteri con portafoglio (oggi dovrebbe svolgersi il pre-consiglio).

Dietro il ritardo nello “sdoppiamento” del Miur si nascondono sia ragioni di calendario, visto che l’abbandono di Fioramonti è arrivato nel pieno delle festività natalizie, sia motivazioni tecnico-giuridiche. La partita non si chiuderà comunque con il Cdm di domani perché, per l’insediamento di Azzolina e Manfredi, serviranno, dopo la pubblicazione in Gazzetta del Dl, anche il giuramento nelle mani del Capo dello Stato e il varo dei due regolamenti di riorganizzazione della macchina amministrativa. Un’operazione non semplicissima. Né dal punto di vista economico, né da quello logistico...

Se non ci saranno altri intoppi, agli inizi della prossima settimana Manfredi e Azzolina potrebbero già essere operativi sui dossier. Le principali urgenze riguardano il fronte scuola, visti anche gli impegni messi nero su bianco con i sindacati a ridosso di Natale dal ministro dimissionario Fioramonti. Entro febbraio Azzolina è chiamata a far partire i due concorsi, uno straordinario e l’altro ordinario, per assegnare una cattedra stabile a oltre 48mila insegnanti, come previsto dal decreto Scuola approvato a metà dicembre. La selezione straordinaria è più light e, dal ministero, trapela ottimismo circa la fattibilità di immettere in ruolo i 24mila precari interessati già a settembre 2020. Qualche difficoltà in più c’è invece sul concorso ordinario per almeno altri 24mila posti: qui non è ancora partita la richiesta di autorizzazione a bandire al Mef. Poi toccherà alle prove. In ogni caso, le assunzioni da concorso ordinario non sono in programma per il prossimo settembre, ma per l’anno scolastico 2021/2022. L’insediamento ufficiale di Azzolina dovrà sbloccare anche la partita, delicata, del nuovo contratto di lavoro per gli insegnanti, con i sindacati in pressing da giorni, forti degli impegni scritti assunti con il premier Conte che prevedono aumenti a “tre cifre” nelle buste paga (attualmente, con le risorse in manovra, l’asticella si ferma invece a circa 80 euro di incrementi medi).

Il primo vero atto di Lucia Azzolina dovrebbe scattare a fine mese quando dovrà indicare le materie della seconda prova della maturità, che pare destinata a cambiare ancora. Nello stesso provvedimento, la neo ministra dovrà anche decidere se confermare, o meno, le due modifiche all’esame di Stato annunciate da Fioramonti, il ritorno della storia e lo stop alle buste all’orale. (da Il Sole 24 Ore).


 

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